Il villaggio, sorto alla confluenza di due fiumi su un terrazzo alluvionale di forma triangolare, era difeso naturalmente su due lati da un pendio scosceso e protetto in corrispondenza del terzo lato da un fossato artificiale lungo 120 metri e profondo 7 metri.
Questa ragguardevole opera difensiva è una delle più antiche costruite dall’uomo a protezione di una comunità in un periodo caratterizzato da lotte e scontri tra gruppi come sembra confermare la frequenza di armi, punte di freccia, pugnali in selce all’interno dei corredi funerari coevi. Non rimangono tracce né dell’insediamento né delle abitazioni, all’infuori di frammenti di intonaco delle pareti di capanne in materiale deperibile, manufatti ceramici, strumenti litici e resti faunistici rinvenuti nel fossato.
Dopo un periodo di effettiva funzione difensiva, corrispondente alla fase iniziale dell’insediamento, il fossato si trasformò con il tempo in una discarica dei materiali di rifiuto del villaggio che ci raccontano la vita quotidiana, le attività domestiche e artigianali dei suoi abitanti.
Una popolazione stimata tra i 200 e 400 individui occupava il pianoro di Conelle, circondato da boschi popolati da una ricca fauna selvatica: cinghiali, volpi, orsi bruni, caprioli e cervi, cacciati per le carni, ma anche per le pelli, le ossa, i denti.
Tra gli animali domestici prevalenti erano i suini e i bovini, questi ultimi allevati non solo per l’alimentazione, ma anche per il traino dell’aratro e dei carri. Gli ovini, in ragione dell’elevata età di macellazione, servivano prevalentemente per la produzione della lana e del latte. A completare la dieta, l’indispensabile assunzione di cereali che venivano triturati da macine e macinelli in pietra rinvenuti nel sito. Il terreno di riempimento del fossato ha restituito anche numerose asce-martello in pietra levigata, utilizzate sia per la lavorazione del legno, in carpenteria, sia come armi in ambito bellico e inoltre per il disboscamento necessario alla messa a coltura di nuovi terreni.
La lavorazione della selce è ancora ben attestata per la realizzazione di punte di freccia e di lancia impiegate a scopo difensivo e nella caccia di animali selvatici. Manufatti in osso e in corno, alcuni non finiti, come punte, punteruoli, lisciatoi, zappette e vanghe con foro per l’immanicatura, attestano attività agricole e domestiche.
Fuseruole e rocchetti in terracotta si correlano a occupazioni prettamente femminili, quali la filatura e lavorazione delle fibre tessili, come la lana. Una delle più caratteristiche produzioni vascolari in ceramica di Conelle è la brocca a orlo obliquo con versatoio, decorata a fasce parallele che racchiudono punti impressi.
Recipienti di questo tipo erano destinati a contenere liquidi. Ma l’accurata realizzazione, la particolare forma e l’eleganza della decorazione hanno indotto a ipotizzarne un uso rituale o comunitario. A Conelle l’argilla era modellata a mano, senza l’uso del tornio e cotta in forni rudimentali, semplici fosse scavate nel terreno con copertura di rami e paglia.
Recipienti d’impasto grossolano erano le stoviglie da fuoco e i grandi dolia, destinati a contenere le derrate alimentari e spesso rifiniti con decorazioni plastiche applicate (rosette, prese, cordoni). Era, invece, modellato con impasto più depurato e fine il vasellame da mensa, vasi a fiasco e scodelle, anche di grandi dimensioni.