L’Arceviese, esteso nell’alta valle del fiume Misa, si caratterizza per l’eterogeneità del suo paesaggio. Siti di altura lungo la dorsale appenninica, terrazzi fluviali, fertili pianori collinari, corsi d’acqua in superficie e falde sotterranee delineano la diversificata geomorfologia di una terra favorevole già in antico al popolamento umano.
Sin dal Paleolitico superiore è accertata la presenza dell’Homo sapiens, all’incirca 23.000 anni fa, durante la glaciazione würmiana, quando la regione, all’interno di una persistente condizione di freddo intenso e secco, fu interessata da un’oscillazione termica che determinò una fase di clima più temperato e consono allo sviluppo di una biodiversità naturale in grado di accrescere la disponibilità di risorse alimentari per la sussistenza umana. Sequenze stratigrafiche, reperti archeologici, resti faunistici e paleobotanici documentano la trasformazione nel tempo delle realtà insediative.
Il sito di Ponte di Pietra, un atelier di lavorazione della selce del Paleolitico superiore, l’abitato eneolitico di Conelle, il deposito di Cava Giacometti, l’insediamento di altura di Monte Croce Guardia dell’età del Bronzo finale sono le attestazioni più antiche messe in luce dagli scavi archeologici a cui si aggiungono, per le fasi successive, Montefortino con l’area di culto (VI secolo a.C. – età romana) e la contigua necropoli (IV-III secolo a.C.), le testimonianze della presenza dei Galli Senoni , gli esiti della progressiva romanizzazione, le evidenze dell’incastellamento medievale.
È l’importante documentazione archeologica che, pur nei limiti di una inevitabile frammentarietà, contribuisce a comporre la trama della millenaria storia di un territorio e a definirne l’identità culturale.